Non è facile risollevarsi dopo un dolore, dopo la fine di una storia, quando si perde il lavoro o si vive il lutto per una persona cara, ma bloccarsi per paura del cambiamento è “come trascorrere la propria vita in cantina”.
Non sempre le cose vanno come vorremmo, ma questo non vuol dire che la felicità non continua a essere a portata di mano. Perché quello che appare come la fine, spesso è solo un nuovo inizio, per ripartire e cambiare quello che non ci piace. Certo, non è facile risollevarsi dopo un dolore, dopo la fine di una storia, quando si perde il lavoro o si vive il lutto per una persona cara. Per non restare intrappolati nell’illusione che non c’è risoluzione, che andrà sempre così, per vedere gli ostacoli come un’occasione, l’ingrediente che serve è il coraggio di ricominciare, questa forza innata che c’è in ognuno di noi, e di cui scrive anche Paolo Crepet, famoso psichiatra e sociologo, nel suo ultimo libro “Il coraggio”, (Mondadori).
Partiamo dalla definizione. Cos’è il coraggio di ricominciare?
“Avere il coraggio di ricominciare, vuol dire riconoscere che nella vita ci sono le marce in avanti, poi c’è il folle e poi ci sono anche le marce indietro: questa è l’esistenza. Questo tipo di coraggio ci serve per non restare fermi, è quel goccetto d’olio che mettiamo sopra il meccanismo per farlo girare, anche quando è arrugginito. Dopo una caduta c’è sempre una risalita, quindi bisogna avere la forza di pensare che non si inizia e non si finisce, ma che si inizia, si sbaglia e si ricomincia. Gli errori, le sconfitte possono essere fonti di grandi e importanti lezioni, perché chi non sbaglia, vuol dire che non fa e non agisce. A mettere paura è il cambiamento, perché siamo tutti un po’ dei conservatori, ma adottare questo comportamento è come trascorrere la propria vita in cantina. Oltre a questo effetto collaterale, s’innesca anche un altro meccanismo deleterio: si pensa che sia meglio non cambiare e quindi pur di non farlo, si accettano dei compromessi, si abbassa il livello delle proprie aspettative e ci si adegua. Invece bisogna sforzarsi e non rinunciare mai ai propri obiettivi”.
“Questo tipo di coraggio è come quel goccetto d’olio che mettiamo sopra il meccanismo per farlo girare, anche quando è arrugginito”
Come si fa a “ripartire da me”, quando tutto sembra remare contro?
“Innanzitutto, smettendola di pensare che non è vero che tutto ti rema contro, perché se uno pensa al peggio del peggio, ne viene fuori male, se ne viene fuori. Quindi la prima cosa da dire è che non c’è niente ‘per sempre’, tutto cambia, bisogna avere questa consapevolezza. Sulla base della mia esperienza, posso dire che ci sono state delle perdite, sia nella mia vita professionale sia in quella privata, che con il tempo ho capito che erano ‘benedette’. Lì per lì fanno male, bruciano e si vede solo l’aspetto negativo, ma con il distacco temporale si arriva a pensare che è stata una fortuna aver perso quell’occasione o quella persona. Alla luce dei fatti, spesso le situazioni che sembrano negative in realtà sono il trampolino di lancio per tante altre cose più appaganti e soddisfacenti.
“La sfortuna non c’entra, chi la pensa così incappa in un atteggiamento sbagliato e dannoso”
Credo che quando le cose non vanno, c’è sempre un motivo, anche se non lo vediamo subito. E la sfortuna non c’entra, pensarla così è un atteggiamento sbagliatissimo”.
Conclusa una storia sentimentale, come si torna a credere nell’amore?
“Non si può non credere nell’amore! Anche se si chiude il rapporto, un amore non finisce mai, quello che c’è stato resta, sono solo i legami a essere perituri. Comunque per rinascere dopo una storia, il mio consiglio è di cambiare, cioè avere la curiosità e la disponibilità a pensare che è necessario andare altrove, darsi la possibilità di incontrare una tipologia di partner diversa, senza ancorarsi al passato. Un errore che si fa spesso è continuare a frequentare gli stessi ambienti e a rimanere nella compagnai dell’ex. Se si perde quella persona, è giusto e sano dire addio anche al suo contorno, decidendo così di cambiare aria”.
Come è possibile credere ancora nell’amore e investire tutto in una nuova relazione, dopo un tradimento?
“Non bisogna essere banali, lasciandosi trascinare da ragionamenti ordinari e frasi tipo ‘tutti gli uomini tradiscono’, perché quando si fanno generalizzazioni, si dicono solo banalità. Uno dei problemi nel riprendere una relazione dopo ‘le corna’, è che chi è stato tradito rischia di vivere con un tarlo in testa, perché se il partner arriva a casa con due ore di ritardo, ecco che torna il pensiero che può averlo fatto ancora. In generale, visto che non dipende dalla cosa in sé, ma da come è fatta la persona, possiamo dire che dopo un tradimento, si possono adottare tre diversi punti di vista. Quello negazionista, che rifiuta di vedere i fatti, l’evidenza; quello intransigente, che chiude senza mezzi termini, e quello di mediazione, che cerca una risoluzione. Ripeto, dipende dalla persona, non c’è una regola e sarebbe strano il contrario”.
Ricominciare sul lavoro. Come si riparte dopo aver perso un impiego?
“Tutte le ripartenze iniziano dall’autostima e questo vuol dire vedere e permettersi scenari differenti, scegliere anche strade professionali nuove, sperimentarsi in mestieri diversi. Ad esempio, se mi cacciano via dall’azienda, posso aprire un ristorante e trasformare quella che prima era una passione per la cucina in una professione. Serve il coraggio di reinventarsi, anche per capire quello che a noi è più adatto. Perché, come dicevo prima, nulla accade a caso e forse il licenziamento può essere l’occasione di fare quello che è veramente più nelle nostre corde”.
E dopo un lutto?
“I lutti non esistono, nel senso che le persone che muoiono ti lasciano delle cose, se sono affettivamente importante per noi. Per cui, capisco quando c’è una morte prematura, capisco il dolore, ci sono passato anche io. Questa non è teoria, ma la pratica della mia vita: la persona che non c’è più, segue a vivere con te”.
Tutti abbiamo assaggiato il sapore amaro di una sconfitta: come ci si rialza?
“Facendo proprio quello che diceva Ernest Hemingway: Il mondo spezza tutti quanti e poi molti sono più forti nei punti spezzati. Se ci pensiamo, è una regola del nostro organismo: l’osso è più forte proprio dove si è rotto”.