Il termine narcisismo trova le sue radici nella mitologia greca, dove la figura di Narciso rappresenta un giovane che si innamora perdutamente del proprio riflesso in uno specchio d’acqua. In termini moderni, il narcisismo viene spesso descritto come il trarre gratificazione dalla vanità o dall’ammirazione egocentrica delle proprie qualità, una condizione che viene comunemente vista come una forma di orgoglio autodistruttivo. Sarebbe bene dissociarsi completamente da questa visione del narcisismo. Non c’è molto di intrinsecamente sbagliato nell’atteggiamento di Narciso; anzi, apprezzare e innamorarsi delle proprie caratteristiche può essere una cosa positiva. Questo approccio è senza dubbio preferibile al tentativo di essere altruisti, un obiettivo che, nella realtà, è irraggiungibile ed altrettanto potenzialmente autodistruttivo. La nostra cultura, fortemente influenzata per millenni dal cristianesimo, ha tradizionalmente considerato l’amor proprio come vanità, associandolo inevitabilmente all’orgoglio. L’orgoglio, come è noto, è uno dei sette peccati capitali. Purtroppo, questa associazione ha trasformato Narciso nel simbolo non solo dell’amor proprio, ma anche dell’orgoglio, portando alla confusione tra amore per sé stessi e egoismo, due concetti che invece sono profondamente differenti. È essenziale, nel tentativo di comprendere il narcisismo, distinguere con chiarezza tra questi due concetti radicati nella nostra mente.
Contrariamente a quanto comunemente si pensa, il narcisismo non è una forma estrema di amor proprio. Il narcisismo si manifesta piuttosto quando una persona percepisce una mancanza estrema di risorse emotive, come l’amore. L’amore per sé stessi potrebbe essere definito come “una profonda devozione o affetto verso la propria persona”, un sentimento che dovremmo tutti coltivare. Dato che siamo l’unica costante nella nostra vita, dovremmo considerarci la nostra priorità principale e imparare ad amarci sopra ogni altra cosa. L’egoismo, d’altro canto, si caratterizza per la preoccupazione esclusiva per il proprio benessere, interesse e vantaggio, senza considerarne l’impatto sugli altri. Questo non è uno stato naturale dell’essere ma emerge quando una persona è focalizzata e convinta di vivere in una condizione di “scarsità”. La confusione tra amor proprio ed egoismo è comune ma esiste una differenza sostanziale tra i due concetti. L’egoismo si sviluppa quando una persona, che non sa come amarsi e soddisfare i propri bisogni, sperimenta una privazione interna e cerca di colmare questo vuoto attraverso risorse esterne.
Essere in una qualsiasi relazione con una persona egoista può risultare estremamente difficile, poiché si avverte costantemente che quella persona stia prendendo senza apparentemente dare nulla in cambio. Non essendo in grado di ottenere o creare ciò di cui ha bisogno autonomamente, questa persona “si sente obbligata” a prendere dagli altri. Questa incapacità di amare sé stessa la porta a dipendere dagli altri per soddisfare i propri bisogni. Se non riceve ciò di cui ha bisogno, non sa come reagire e spesso si sente impotente e spaventata, manifestando rabbia. Tuttavia, se ci fermiamo un momento per riflettere, la compassione ci rivela che queste persone agiscono da uno stato di fame emotiva. Aspettarsi che qualcuno, affamato di amore e attenzione non colga ogni opportunità per ottenerli è come pretendere che un bambino affamato non rubi del cibo. Le persone considerate egoiste come i narcisisti e quelle considerate altruiste, come chi si sacrifica continuamente, condividono una mentalità basata su concetti come “scarsità” e “mancanza”. Questo è il motivo per cui spesso si attraggono reciprocamente e continuano a trovarsi l’uno con l’altro. Entrambi vedono l’energia, soprattutto l’amore, come una risorsa finita che rischia di esaurirsi, non individuandolo come un flusso eterno di energia infinita. La persona altruista crede che debba rinunciare all’amore e ad altre risorse per il bene degli altri, pensando che concederle a sé stessa significhi privare qualcun altro di esse. Allo stesso modo, la persona egoista ritiene che esista solo una quantità limitata di risorse poiché non sente una connessione profonda con gli altri, per cui si sente costretta a prendere da loro per garantire la propria sopravvivenza.
Parlando di narcisismo, è improbabile che un narcisista, ad esempio, guardi un video o legga qualcosa che discuta le sue attitudini. Anche quando lo facesse, è altamente improbabile che si identifichi con il profilo narcisistico o che cerchi di “guarire”. Questo perché egli potrà iniziare un percorso di guarigione, dovendo evocare e fronteggiare il trauma represso all’interno di sé e rivivere il dolore che ha originato la sua struttura difensiva. Questo dolore, che è profondamente represso e dimenticato, è talmente intenso che un narcisista preferisce evitarlo finché sarà possibile piuttosto che pensare di affrontarlo.
Per un narcisista, i due passi cruciali verso il superamento della propria condizione sono, in primo luogo, cambiare le sue convinzioni riguardo l’ostilità del mondo in cui vive e riguardo a sé stesso e al proprio valore come persona. Solo così può iniziare a sviluppare la capacità di intimità, che gli permetterà di creare una connessione più autentica con altre persone, sviluppando forme di empatia e cura per gli altri. In secondo luogo, deve sviluppare una mentalità di “abbondanza” in tutti gli aspetti della vita, dal denaro all’amore, mitigando la convinzione di percepire tutto ciò che ha come una risorsa finita, anziché come qualcosa di meno limitato.
Sebbene esistano sempre eccezioni, i narcisisti “si formano” in un modo molto specifico. Il narcisista è stato un bambino che non riusciva a conformarsi agli auspici che uno o entrambi i genitori avevano per la sua personalità, aspetto o per i suoi comportamenti. Questo bambino, impossibilitato a compiacere l’adulto, veniva visto come ostinato e difficile. Il genitore “personalizzava” il comportamento del bambino e sviluppava una resistenza nei suoi confronti, squalificandolo sia in modi palesi che nascosti, spesso percependolo come egoista e/o ingrato. Questo risentimento, vissuto a un livello profondo, portava il genitore a vedere il bambino come una minaccia a un livello subconscio. Il risultato era un ambiente ostile, sia emotivamente che, in alcuni casi, fisicamente, che impediva al bambino di stabilire un attaccamento sicuro alla figura primaria di riferimento. Questi bambini, incapaci di sviluppare un attaccamento sano agli adulti, crescono senza potersi fidare fino in fondo di loro. Di conseguenza, sviluppano un approccio al mondo egoista e ostile, poiché si sentono profondamente non amati. Da adulti continuano a credere che il mondo rifletta la stessa mancanza di calore, accettazione e amore sperimentata nel rapporto con i genitori, chiudendosi emotivamente e perdendo la speranza di essere amabili. Si sentono totalmente indegni e si rifugiano in percorsi spesso “fantastici” per cercare di sentirsi bene con sé stessi. Durante la loro vita, vergogna, sfiducia, rabbia e bisogno si accumulano, conducendoli all’età adulta in un mondo privo di amore, dove non si sentono meritevoli di riceverne in maniera spontanea dagli altri. Per soddisfare i propri bisogni, si sentono costretti a manipolare le persone, creando così le basi del disturbo narcisistico di personalità, che nasce quindi dalla necessità di adattamento. Non è un caso isolato: i genitori narcisisti tendono a generare figli narcisisti o, all’opposto, figli codipendenti e altruisti. Molte delle persone che cercano fama lo fanno perché sono cresciute in un ambiente di questo tipo, dove la loro vita si è trasformata in una ricerca perpetua di autostima. Questo spiega anche perché molte delle persone che ad esempio gravitano attorno a Hollywood non riescono a mantenere relazioni stabili: la loro capacità di amare dipende da un modello primario di relazione che nel loro caso ha contribuito allo sviluppo del narcisismo.
Per affrontare i narcisisti è fondamentale sviluppare compassione, poiché la verità è che essi vivono con alcune delle credenze più dolorose e, di conseguenza, conducono vite tra le più dolorose che esistano. Il malinteso comune è che il narcisismo sia una forma estrema di orgoglio, un’espressione di alta autostima. In realtà, queste persone cercano costantemente gratificazioni che confermino la loro autostima, poiché, a ben vedere, ne hanno livelli molto bassi. Non si tratta di orgoglio quindi, ma di una profonda carenza di autostima. Se ci troviamo a essere attratti da persone narcisiste, è necessario esaminare i nostri stessi traumi e le nostre personalità. Spesso, le persone che attraggono narcisisti sono cresciute in famiglie dove i genitori erano egocentrici e hanno sperimentato un’infanzia in cui si sentivano privati dell’amore dei genitori, costantemente intenti a prendere piuttosto che a dare. I genitori narcisisti tendono a trattare i loro figli come estensioni di sé stessi, utilizzandoli per raggiungere obiettivi personali. Questi bambini, non sentendosi mai realmente visti o apprezzati per ciò che sono, sviluppano traumi profondi che cercheranno di risolvere ricreando la relazione con i genitori in altre relazioni significative, come quelle con amici, colleghi o partner. Il loro intento è di cercare di sanare il trauma originario, cercando di ottenere l’amore da una figura simile a quella del genitore. Se riescono a farlo, possono sentirsi come se fossero finalmente amati dal genitore che li aveva trascurati. Se non riescono a ottenere questo amore, si sentiranno confermati nella loro convinzione di essere non amabili, credendo che i genitori avessero in fondo ragione su di loro. Attraiamo persone che sono al nostro stesso livello emotivo, ed è per questo che narcisisti e persone che si sacrificano costantemente si trovano spesso insieme. Tuttavia, questa è anche una buona notizia: significa che più lavoriamo per guarire la nostra struttura personale e i nostri traumi, più attireremo persone in grado di vivere relazioni reciproche, e meno saremo attratti da narcisisti, e meno noi stessi ci comporteremo in modo narcisistico.
Se ci si chiede se ci sia una persona narcisista nella propria vita, ci sono alcune domande da porsi. Esiste una reciprocità nella relazione, o una persona è sempre quella che dà e l’altra quella che prende? Si è in grado di essere sé stessi nella relazione, o si sente di dover ridimensionare le proprie capacità per non far sentire l’altro minacciato? C’è una condivisione della vulnerabilità da entrambe le parti, permettendo a entrambi di esprimere i propri veri sentimenti? Ci si fida di questa persona o ci si sente spesso sulla difensiva? Questa persona ha mai usato sentimenti oggetti di confidenza contro di te? Questa persona è capace di offrire empatia e comprensione, o si limita a dare simpatia, facendo in realtà sentire l’altro inferiore? Questa persona tira fuori il meglio dall’altro? Ci si sente bene con sé stessi in sua presenza, sia nei momenti positivi che in quelli negativi? Quando sorgono problemi, questa persona è responsabile del proprio comportamento? È capace di autoconsapevolezza e autovalutazione? E’ consentito avere confini sani con questa persona o l’instaurazione di confini causa problemi? Si percepisce il rischio che stabilire confini significherebbe perderli, o che bisogni e desideri vengono compresi e facilmente discussi? Ci si preoccupa l’uno dell’altro per ciò che si è come persone, piuttosto che per ciò che si fa o per ciò che si realizza per l’altro? Questa persona utilizza le risorse dell’altro per i suoi scopi o apprezza ciò che porta nella relazione?
Se si scopre di avere la tendenza a circondarsi di narcisisti, sarà cruciale per definire un senso sano di confini. Un modo semplice per comprendere i confini è riconoscere che sono sempre definiti dai propri sentimenti. Chi onora i propri sentimenti, onora i propri confini.
Coloro che tendono ad attrarre narcisisti potranno ricevere benefici dall’esaminare i propri bisogni e desideri e dall’iniziare a onorarli. È anche essenziale rivedere le proprie convinzioni superate sull’egoismo e sul sacrificio di sé. Sviluppare aspettative realistiche nei confronti di un narcisista. Considerare un narcisista come un bambino affamato: aspettarsi che un bambino affamato condivida il suo cibo è un’aspettativa irrealistica, e lo stesso vale per il narcisista quando ci si aspetta reciprocità da loro.
Se ci si adatta alle loro aspettative e si trova il modo di soddisfare i propri bisogni altrove, sarà più facile accettarli per come sono e non prendere i loro comportamenti sul personale. Non aspettarsi di poterli accontentare: il loro credo è che non ci sia mai abbastanza per loro, il che significa che, non importa quanto si dia, rimarranno bloccati nella “scarsità” e difficilmente si renderanno conto dell’abbondanza di amore che ricevono. Un aspetto importante è riconoscere che tutto ciò che il narcisista fa è riflettere le vibrazioni e i sentimenti soppressi dentro di noi. Dobbiamo guardarci onestamente e chiederci come il narcisista ci fa sentire. Ci sentiamo non amati, indegni? Ci sentiamo invisibili o sfruttati? Dobbiamo adottare riconoscere che questi sentimenti erano già presenti dentro di noi. In effetti, dovevano essere presenti perché potessimo attrarre questa persona nella nostra realtà. Dobbiamo rendere il processo di guarigione relativo al narcisismo una questione personale, piuttosto che focalizzarci sul narcisista, se vogliamo davvero guarire insieme. Dobbiamo capire che essi sono un riflesso delle parti non guarite dentro di noi e che l’intera nostra realtà è, in effetti, un riflesso delle vibrazioni che abbiamo dentro. Troveremo un miglioramento in queste aree della nostra vita nel momento in cui iniziamo a affrontare le questioni dentro di noi, piuttosto che rimanere distratti dal riflesso esterno.
Il narcisista è un riflesso di quelle parti non guarite dentro di noi.