La paura di aver paura

Non ho paura di aver paura
Non ho voglia di non aver voglia
Non aspetterò ciò che non so aspettare
Non lascerò che tu non mi attraversi l’anima
Non negherò il tuo nome
Non cercherò il confine
Perché sei tu la mia paura, la mia voglia, la mia attesa, la mia anima, il mio nuovo nome, il mio confine da superare

La paura della paura è un meccanismo psicologico molto frequente e di cui gli psicologi spesso sono chiamati ad occuparsi. Si tratta come dice la parola stessa dell’avere paura di percepire paura. Dello sviluppare una tale intolleranza alla sola possibilità di poter provare paura, tanto da arrivare al punto di iniziare a pensarci in modo quasi ossessivo, e mettere in moto una serie di comportamenti protettivi e di evitamento, atti a scongiurare ogni possibile ed ipotetica fonte di pericolo. La paura della paura fa il proprio esordio in concomitanza agli attacchi di panico.

Ciò che intendo dire è che quando una persona inizia a soffrire di attacchi di panico, ed inizia ad esperire profonda paura per le sensazioni ed emozioni ad esso connesse, comincia anche a provare la profonda paura di poter sentire nuovamente le stesse sensazioni ed emozioni.

Naturalmente non tutti coloro che soffrono di attacchi di panico sviluppano la paura della paura. Ma può accadere quando lo spavento ed il senso di impotenza ed incontrollabilità connessi a ciò che si è provato, sono stati tali da non voler più per nessun motivo al mondo rischiare di riprovarli.

Questo profondo senso di intolleranza ha il potere di mettere in moto il meccanismo della paura della paura, che se non trattato a breve diviene un circolo vizioso che può condizionare profondamente la qualità della vita. In che modo?

Tale senso di intolleranza alla sola possibilità di provare paura, fa si che allo scopo di proteggersi, il raggio d’azione dell’individuo divenga sempre più ristretto e difficile da gestire.

Paura della paura: come funziona

Colui che inizia a soffrire di tale meccanismo psicologico, passa molto del proprio tempo a pensare alla paura, a quanto provarla sia spaventoso, e alla possibilità di poterla esperire nelle più svariate situazioni e luoghi. Ciò significa che a forza di pensarci, nella propria mente tale individuo finirà inevitabilmente con l’ingigantire i propri pensieri connessi alla paura, e ciò porterà a percepirla molto più spaventosa di quanto sarebbe realmente, tanto più ingestibile e fin troppo possibile rispetto a quanto sarebbe nella realtà.

Ma non è finita qui…pensieri ed emozioni sono connessi, quindi pensieri negativi chiamano certamente emozioni negative. E passando molto del proprio tempo a coltivare pensieri negativi, questa persona finirà anche per esperire molte emozioni negative. Soprattutto quando per vari motivi dovrà allontanarsi da casa.

Tale individuo inizierà in automatico a pensare alla paura, a quanto sarebbe brutto provarla, e al fatto che non saprebbe cosa fare se accadesse, e finisce letteralmente in questo modo per “farsela venire”, proprio quella paura che mai avrebbe voluto.

Ebbene si finisce per farsela venire a forza di pensarci. Colui che soffre di attacchi di panico infatti, oltre a pensare, passa molto del proprio tempo a controllare il proprio corpo. Cioè è quasi totalmente preso da sé, dall’interno, nel cercare segnali di quelle sensazioni di paura che mai più vorrebbe provare.

Pensare cose negative+il controllo ostinato del proprio corpo, delle emozioni e sensazioni, fanno si che il meccanismo della paura della paura possa ripresentarsi. Ma manca ancora un elemento che contribuirà a chiudere inevitabilmente il cerchio e l’individuo in una spirale senza uscita, mi riferisco all’evitamento.

Quando l’individuo comincia ad evitare di andare nei più svariati luoghi, di uscire da solo, il circolo vizioso si chiude e l’autostima si abbasserà sempre più, e lo scoraggiamento aumenterà in maniera esponenziale.

Paura della paura come fare ad uscirne

Se e quando l’individuo giunge in terapia in genere soffre di tale meccanismo da fin troppo tempo, tanto da essersi messo letteralmente in prigione in questo turbinio di paure. Cosa si può fare? Occorrerà smontare la teoria portante, e cioè che la paura non possa essere assolutamente provata. In genere la richiesta della persona è non voglio provare mai più paura. Ma non vede che il problema parte ed è sostenuto proprio da questo. Se una cosa non la voglio assolutamente, sarò infatti costretto a temerla, a controllarla, ad ingigantire, ed evitare.

Se invece la percepisco come possibile, accettabile, e gestibile, perché mai dovrei temerla, controllarla o evitarla?

Quindi questa teoria è il vero nocciolo del problema.
Saranno tre le cose più importanti da fare:

  • Reimparare ad essere tolleranti nei confronti della paura (la paura è infatti un’emozione e come tale è possibile provarla ma può essere anche gestita)
  • Reimparare a non controllare le proprie emozioni e sensazioni interne. Ma essere in grado come normalmente dovrebbe essere, di stare attenti a ciò che si vive e si fa, e non solo al proprio corpo ed ai segnali che in ogni momenti ci invia. È importante focalizzare che ciò a cui portiamo attenzione si acutizza! Quindi stare costantemente a controllare il corpo acutizza ciò che sentiamo, ed ingigantisce la percezione e la lettura che possiamo farne.
  • Smettere un pò per volta di evitare. È certamente importante chiedere un aiuto ad un professionista che possa guidarci in questo processo di riapprendimento.

Non possiamo infatti fare tutto da soli, ed è complicato da soli sbrogliare tali meccanismi. Ma ci si riesce assieme capendo come fare.

L’obiettivo è il ritornare a percepire la paura per ciò che è, e ripristinare la libertà personale, il raggio d’azione e la capacità di gestione dell’individuo.

Ricordiamo che la paura è solo un’emozione, e la si può vivere senza uscirne sconvolti, ma occorre ed è possibile imparare a gestirla. Questa sarà la vera guarigione.

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