Sinergie e modalità di integrazione tra due approcci terapeutici
Un paziente che riferisce un trauma in fase di presentazione in una terapia sistemico-relazionale rappresenta sicuramente un caso di elezione per EMDR e potrebbe ricevere significativi vantaggi da una corretta integrazione nella terapia. Tuttavia, non sempre un evento traumatico determinante emerge immediatamente in terapia, il terapeuta EMDR ritrova spesso, grazie al protocollo, i traumi nei primi anni di vita del paziente. L’EMDR, è bene ricordarlo, agisce sugli esiti di eventi traumatici mediante un protocollo specifico ed una tecnica che attenua fino a rimuoverlo il blocco di elaborazione dell’esperienza.
La terapia sistemica concentra la propria attenzione soprattutto sui contesti relazionali generatori dei traumi per analizzare, evidenziare ed in seguito rielaborarne le dinamiche. L’integrazione tra terapia sistemico-relazionale ed EMDR consente un intervento mirato per elaborare il trauma e diminuirne la patogenicità.
Attraverso la connessione con ricordi, immagini, emozioni, sensazioni, convinzioni il trauma viene prima individuato e quindi affrontato in terapia con EMDR attraverso stimolazioni neurologicamente attive, avviene la desensibilizzazione e l’elaborazione. Si rende così possibile la corretta contestualizzazione e la storicizzazione dell’evento traumatico, spegnendo la sensazione incombente grazie alla giusta ricollocazione nel passato del paziente.
Il processo di integrazione può essere sintetizzato da questo schema:
In questo schema è evidente la linea di scambio osmotico tra i due approcci sistemico ed EMDR. Questa linea può essere “attivata” con beneficio per il paziente, grazie alla scoperta di uno o più eventi traumatici che rappresentano uno scoglio elaborativo delle esperienze del passato e del presente. Gli episodi traumatici, infatti, tendono a diventare pretesto per attivare, ad esempio, comportamenti evitanti, spesso originati e/o rafforzati da “consigli” di persone della cerchia affettiva che invitano a “non pensarci”, contribuendo inconsapevolmente a creare un blocco alla necessità di elaborazione dell’esperienza da parte del paziente.
Grazie alla strutturazione spinta del protocollo EMDR articolata in 8 fasi ben definite, individuare il perimetro di un progetto di superamento del trauma in tempi brevi non rappresenta affatto un’utopia. Al contrario, questa strutturazione consente di aprire una parentesi all’interno della terapia sistemica, con ottime opportunità di sinergia tra i terapeuti ed un evidente vantaggio per il paziente che vive un approccio “chirurgico” al suo caso, mediante la rimozione di eventi traumatici che si sono riversati nelle relazioni nel passato e che ancora agiscono attivamente nel presente, provocando menomazioni di natura disfunzionale.
A valle dell’elaborazione del trauma il terapeuta sistemico aiuta il paziente a rifondare le relazioni nella prima cerchia affettivo-relazionale, forte anche di una sua nuova consapevolezza ed energia derivante dall’attenuazione/annullamento delle conseguenze del trauma.